28 Aprile 2024 RIFLESSIONI ASSEMBLEA ANNUALE

Riflessioni a margine dell’Assemblea Ordinaria Annuale.

Ho condiviso (e continuo a condividere) esperienze e lavori in associazioni e aziende da tantissimi anni, quasi 50 anni! da quando, da giovane Ufficiale dei Carabinieri, ho comandato il primo Plotone del 2° Battaglione CC Liguria a Genova e, successivamente integrato nella Compagnia Paracadutisti Folgore a Livorno e V. Comandante della Compagnia Operativa Speciale (COS) a Napoli. Il rapporto con i miei Collaboratori (non Subalterni…) si fondava su autorevolezza e non autoritarismo!

Ho fatto tesoro di tante accortezze, ma gestire le persone resta una delle attività più impegnative in assoluto all’interno di ciascuna realtà costituita da individui. Nonostante le strategie, le modalità, le attenzioni e la pazienza che ho potuto avere verso le persone, sono comunque nati problemi e dissapori che ho dovuto gestire. È naturale e quasi fisiologico all’interno di qualunque gruppo. Da un lato devi gestire persone con difficoltà personali, che non si sentono all’altezza del loro ruolo, non credono sufficientemente nel loro potenziale, nella loro mission o hanno paura di sbagliare. Dall’altro ci sono persone che crescendo diventano fin troppo sicure di sé, e a volte, magari inconsciamente, si fanno valere con arroganza. Di solito sono quei volontari e collaboratori che pensano di non aver più niente da imparare da te, e anzi sono convinti di saperne anche più di te. Da un certo punto di vista quando ciò accade è una splendida miniera di tesori veri, perché vuol dire che hai generato intorno a te persone che sono cresciute a tal punto da sostituirti nelle attività che prima potevi svolgere solo tu. Ma di certo non possiamo lasciare che facciano come vogliono all’interno dell’associazione. Diverse volte mi capita di confrontarmi con Presidenti di altre associazioni che lamentano di avere associati sicuri di sé, del proprio ruolo e del proprio potenziale, che si rivolgono a loro e al resto del gruppo in maniera arrogante e poco umile. E allora mi domando: nella nostra associazione esiste questo atteggiamento? E dove sta la mia responsabilità in tutto questo? Perché sono consapevole che l’assunzione di responsabilità è fondamentale da entrambe le parti…… ma chi gestisce un gruppo (sia esso il presidente, il consigliere, il coordinatore, il caposquadra, il responsabile del servizio di volontariato o chiunque altro all’interno dell’associazione) deve prendersi la fetta di responsabilità. Io lo faccio! Con abnegazione e presenza fisica, no perché non ho nulla da fare o sono pensionato: lo faccio da sempre perché sono un VOLONTARIO e la missione di VOLONTARIATO la sento come vocazione, senza gettoni o interessi di altra natura: mi bastano le strette di mano e i GRAZIE detti da chi riceve!

Qualche volta risulto antipatico e difficile da essere compreso quando suggerisco (non ordino) di leggere…leggere…leggere lo statuto, i regolamenti, le circolari, gli avvisi, i comunicati, i quotidiani……le leggi, la CARTA COSTITUZIONALE: madre di tutte le madri per il vivere civile e in legalità! Di confrontarsi e condividere esperienze con gli anziani del gruppo, della squadra o di altre realtà! Nonostante ciò, alcuni volontari con qualsiasi carica, che ritengono di essere arrivati (arrivati dove?) hanno la presunzione, anche con diverse assenze agli stimolanti incontri operativi, di ritenersi sapientoni e acculturati su tutto: insomma dei tuttologi! E alcuni hanno un ruolo dirigenziale secondo le norme statutarie: il peggior comportamento di un volontario è spesso la risposta al comportamento del suo superiore coordinatore o capo squadra! Spesso suggerisco: coordinatore – caposquadra se vuoi guidare un gruppo ti devi ricordare che qualunque cosa succeda, nel bene e nel male, la tua squadra è il tuo specchio. Ricordo a me stesso: la mia squadra sarà in grado di tirare fuori il meglio e il peggio di me. Mi aiuterà a portare alla luce i miei pregi e i miei difetti, mi ricorderà chi sono? E mi aiuterà, se lo vorrò, a diventare una persona migliore…capace di lavorare in armonia. E ancora, qualche volta, in base all’esperienza maturata, mi chiedo cosa può trasformare   un semplice gruppo di volontari in una vera SQUADRA?

Nel corso della mia carriera ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con molte associazioni, aziende e Istituzioni, grandi e piccole. Il più impegnativo nel 2006 con il COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI

CARABINIERI ROMA per l’organizzazione e strutturazione del XVII RADUNO NAZIONALE CARABINIERI tenutosi a Bari e che mi valse una nota di Encomio.

Spesso dai Presidenti mi veniva raccontato con orgoglio dei risultati raggiunti dalla propria squadra, tuttavia…bastava che mi confrontassi in privato con un paio di volontari per capire subito che in loro c’era ben poco di quello spirito di squadra tanto decantato dal capo.

Più che una squadra, non era altro che un gruppo di persone accomunate dallo stesso luogo associativo e dallo stesso superiore. Una squadra solo sulla carta, in cui ciascuno operava motivato nient’altro che dal proprio interesse personale. C’era chi aveva come unico scopo quello di portare a casa il proprio tornaconto, chi faceva il rambo o l’eroe, chi si limitava a comunicare la lista di cose fatte o, peggio ancora, chi cercava di mostrarsi sempre impegnato in qualche servizio per sembrare grande agli occhi degli altri.

Certo i risultati erano sotto gli occhi di tutti, ma vi lascio immaginare in quale clima e con quale atteggiamento venivano generati. Ho sempre imparato che una squadra non si costruisce selezionando persone a casaccio e incrociando le dita che fili sempre tutto liscio.

Al contrario, ci sono due ingredienti magici in grado di trasformare un gruppo di persone in una squadra affiatata e sono: AVERE UN OBIETTIVO COMUNE NEL RISPETTO E NELLA CONSAPEVOLEZZA DI OPERARE PER IL BENE VERSO IL PROSSIMO e AVERE DIGNITA’ PER LA MERITOCRAZIA!

Una squadra può contenere personalità e ruoli differenti. Ma quando si condividono obiettivi, responsabilità e valori meritocratici, allora sì che si riesce a trasformare i limiti in risorse e a generare risultati straordinari.

Ma l’appartenenza è di essere strutturato in UNA SQUADRA ….e non diverse squadre!

Il Volontario Presidente

Giacomo Pellegrino

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